LA VERITA’ PUO’ TURBARE, MA RESTA SEMPRE VERITA’

LA VERITA’ PUO’ TURBARE, MA RESTA SEMPRE VERITA’

Nella notte tra l’uno e il due settembre siamo stati fermati in via Cavour e accusati di aver affisso dei manifesti senza il permesso. Alla questura la semplice sanzione amministrativa non bastava ed è per questo che ha voluto rincarare la dose denunciandoci per “pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico” (Art. 656 del codice penale).
Essere accusati di diffondere notizie false proprio da chi difende un sistema che da sempre mente, manipola e terrorizza la popolazione al fine di legittimare le più abiette pratiche politiche e repressive è quantomeno paradossale.
Ma cosa dicevano di falso questi manifesti?

Non è forse vero che la società punta alla completa digitalizzazione di ogni aspetto
anche quello più intimo delle nostre esistenze?
Che discrimina chi rifiuta il costante tracciamento (per ora tramite green pass ma in futuro tramite dispositivi comunicanti nelle smart city mediante la rete 5G) e chi rifiuta di fare
da soggetto di sperimentazione?
Dopo quasi due anni di notizie e informazioni che nonostante la fortissima censura sono riuscite
a circolare come si possono chiamare se non terapie geniche sperimentali quelli che vengono spacciati come vaccini?
Si può ancora negare che le cosiddette campagne vaccinali umanitarie nel Sud del mondo siano in realtà vere e proprie sperimentazioni su larga scala portatrici di conseguenze devastanti e irreversibili sulla salute di intere popolazioni?

Questo ennesimo atto intimidatorio è un ulteriore esempio di quanto la diffusione di un pensiero critico in contrasto alla narrazione a senso unico di chi sta al potere spaventi, infatti si è voluto condannare i contenuti più che il mero gesto. Siamo di fronte all’instaurazione di un regime
che ricorda in sempre più aspetti quelli novecenteschi: punisce i dissidenti politici e non perde occasione di mostrare quali conseguenze si dovranno affrontare nel manifestare pubblicamente il proprio dissenso. Hanno paura che si cominci ad uscire da piazza Cermenati e che si diffondino pensieri e pratiche al di fuori del loro controllo.
Si tollera la protesta esclusivamente se si attiene ai limiti imposti dall’alto, e il ruolo della polizia è chiaro: difendere ed eseguire gli ordini del regime, come abbiamo visto al G8 di Genova e più recentemente a Berlino, dove un manifestante è stato ucciso, anche se naturalmente i media parlano di un malore.

A questa intimidazione rilanciamo con lo spirito della lotta, con la volontà di opporci a questa idea di mondo, portando nel cuore lo spirito di chi ha lottato anche andando contro le leggi dei vari regimi, sia democratici che totalitari, e che ha pagato con la galera o con la vita la propria voglia di libertà. Stanno preparando il terreno per l’accettazione sociale della repressione violenta nei confronti di chi non si sottometterà alle loro imposizioni. Oggi più che mai è necessario incontrarsi e costruire percorsi di lotta in grado di fermare il regime tecno-totalitario che avanza, con passione e coraggio, convinti che una vita senza libertà non sia una vita degna di essere vissuta!