E’ USCITO IL SECONDO NUMERO DELL’APERIODICO DI CRITICA SOCIALE”PENSIERO CRITICO” Per ricevere copie contattaci alla mail terremoto.info@gmail.com

Gli articoli di questo numero:

-Cibo sintetico per un’umanità sintetica:

L’idea che il cibo sia un qualcosa che possa essere prodotto in fabbrica o in un laboratorio ha radici profonde. In questo articolo, partendo dal percorso culturale che sta dietro questo pensiero, andremo come e da chi viene prodotto tale abominio, inoltre analizzeremo le implicazioni sociali e l’idea di mondo iper-tecnologioco e bio-ingegnerizzato che muove progetti come questo mettendo anche a fuoco le forti contraddizioni di chi si mostra come critico, ma di fatto è sostenitore attivo di suddetti processi di trasformazione.

-Propaganda tra informazione e manipolazione:

Preparare all’accettazione sociale e dirigere il sentire collettivo viene fatto mediante tecniche di manipolazione. La propaganda ufficiale, con le sue narrazioni e i suoi espedienti è riuscita (e continua a riuscire) a plasmare i pensieri della maggior parte degli individui. Anche questo strumento si è evoluto nel tempo, arrivando oggi ad essere così affinato da permettere la gestione dei comportamenti in modo anche preventivo. Comprendendone i meccanismi se ne possono annullarne gli effetti, rendendoci maggiormente capaci di costruirci un pensiero ed un agire che siano figli di ragionamenti realmente nostri.

-Zootecnosi

La storia dell’allevamento è cominciata dopo che ad un certo puntogli esseri umani hanno deciso di tracciare una linea di demarcazione tra loro e gli altri animali. Quest’ultimi, ritenuti inferiori da tempo immemore, l’esercizio del dominio totale è legittimato. La gestione di ogni singolo aspetto della vita dei non umani ha generato l’idea che anche su altre categorie umane ritenute inferiori si potessero replicare pratiche analoghe. Se gettiamo lo sguardo sugli strumenti, sulle dinamiche e sulle prassi violente e coercitive utilizzate nella zootecnia, scopriamo che le medesime sono poi state replicate sull’umanità tutta. Guardare oggi ciò che avviene nell’allevamento 4.0 ci fornisce uno sguardo sul futuro, fornendoci gli strumenti per comprendere e per affrontare l’attacco ai nostri corpi e alle nostre libertà.

20/01: PRESENTAZIONE DEL GIORNALE “PENSIERO CRITICO” A LECCO

Venerdì 20 gennaio 2023
Presentazione del primo numero dell’aperiodico di critica sociale “Pensiero Critico” presso il centro di documentazione anarchico “L’Arrotino” in via Primo Maggio 24
Dalle ore 19 cena, dalle 20:30 presentazione e dibattito.
Per richiedere copie mandare una mail a: terreinmoto.info@gmail.com

CHE LA RESISTENZA DIVENTI ORDINARIETA’ – Volantino distribuito in piazza a Lecco

Nonostante in questo contesto storico ci troviamo ad affrontare un insieme di processi che trasformeranno radicalmente l’intera società, costringendo chi non vorrà adeguarsi ad una vita sempre più difficoltosa, è anche vero che un numero considerevole di persone ha iniziato a mettere in discussione questioni che vanno ben oltre l’imposizione di un siero genico o di un lasciapassare, il che può aprire un dibattito che vada a scardinare concetti che si davano per assodati. Il 31 marzo non è una data che segna la fine delle restrizioni e quindi da festeggiare, ma il giorno dal quale tutti gli strumenti messi in campo per la limitazione delle libertà personali e collettive diventano parte integrante della cosiddetta “nuova normalità”, ovvero una trasformazione sociale, politica ed economica (cominciato ben prima di questi circa due anni) che attraverso la normalizzazione dell’esclusione e la costruzione di uno stato di emergenza perenne cercherà di raggiungere nel minor tempo possibile gli obiettivi delle varie agende internazionali, come per esempio quelli del world economic forum e dell’alleanza per l’identità digitale. Se si vuole realmente cercare di cambiare ciò che vorrebbero farci credere essere inevitabile bisogna innanzitutto avere ben chiaro che questi processi non potranno essere fermati da nessun governo.
I vari partiti politici che sostengono il contrario ne sono consapevoli, ma mentono alle piazze pur di aver la possibilità di ritagliarsi un ruolo di privilegio sia economico che di potere: la storia si ripete sempre e sarebbe un grave errore non trarne insegnamenti. Questi ruffiani approfittatori, minano la costruzione di una reale lotta dal basso, impedendo o mutilando percorsi orizzontali, autodeterminati e autogestiti, che potrebbero anche portare a dei risvolti importanti, com’è accaduto in passato con le mobilitazioni contro il nucleare, gli O.G.M. e molti altri. Non facciamoci abbattere dal fatto di essere una minoranza rispetto a chi accetta supinamente qualsiasi ordine imposto dall’alto, ma al contrario ricordiamoci di quanto siano sempre state le minoranze a mettere in seria difficoltà poteri che sembravano inattaccabili. Quando si pensa alla lotta contro il regime fascista, troppo spesso la si immagina come un’opposizione che ha riguardato quasi l’intera popolazione, mentre in realtà, durante il ventennio sono stati piccoli gruppi clandestini o i singoli ribelli con le loro azioni e con la diffusione dei loro pensieri a costruire percorsi e momenti di lotta. L’aspettare di essere in tanti non deve trasformarsi in un pretesto per non cominciare a pensare a ciò che si può costruire anche in pochi, con coraggio e determinazione.
Noi crediamo che come non si ha avuto paura (o se la si è avuta si è scelto di affrontarla) di mettere in discussione la narrazione a senso unico di questi ultimi due anni, non si dovrebbe temere di mettere in discussione anche quelli che decenni di propaganda hanno fatto passare come dei valori e dei modelli di eguaglianza e di libertà.
Naturalmente questo significa cambiare completamente approccio, sia per ciò che riguarda il come opporsi che il per cosa opporsi. Quando nelle piazze si chiede il rispetto della costituzione, o ci si indigna per la venuta meno della democrazia, non si prende in considerazione che al contrario di ciò che hanno inculcato nella maggior parte degli individui, la democrazia è essa stessa un sistema di potere che fa dell’oppressione, dell’esclusione e dell’imposizione il proprio metodo di governo. Tutti i “privilegi” che questo modello concede (e che come ci ha dimostrato può togliere in ogni momento), pesa sulle vite di un numero incalcolabile di uomini, donne e bambini che nel Sud del mondo sono costretti ad una vita in semi-schiavitù, a subire occupazioni militari, ad essere scacciati dalle proprie terre, o nel caso in cui si oppongano ad essere uccisi, il tutto per garantire alle “democrazie occidentali” ciò che esse stesse definiscono benessere e progresso. Questo esempio ci mostra come la “società occidentale” sia stata fondata e si sviluppi grazie ad un’ideologia di stampo razzista, e che ha da sempre diviso l’intera popolazione terrestre in umani di serie A e di serie B. Oggi che qualcuno comincia a vivere sulla propria pelle cosa significhi l’essere stato messo in una categoria considerata “inferiore” ci auspichiamo che lotti perché nessun essere vivente sia considerato tale. Quando sullo striscione in piazza leggiamo “disobbedire alle leggi ingiuste è un dovere civile” ci chiediamo se si sia considerato il fatto che in questo slogan è presente una grossa contraddizione, ovvero che non esistono “leggi giuste” in assoluto in quanto i concetti giusto e sbagliato non sono universali, ma variano in base ai vissuti e alle analisi dei singoli individui.
La costituzione non è altro che un insieme di regole a salvaguardia dei privilegi di alcuni a discapito delle libertà di altri. Un concetto che non è immediatamente comprensibile dato il lungo indottrinamento che è stato fatto, ma che andrebbe preso in considerazione da chi ha scelto di dire no a ciò che sta accadendo. Ai vari microfoni delle piazze si ribadisce che non si è rispettato l’iter democratico e che quella che è stata instaurata è una vera e propria dittatura,
il che ci spinge a porre una domanda: se si fosse votato per la messa in campo del green pass e sull’obbligatorietà di questi sieri genici e la maggior parte dei cittadini (come i fatti hanno dimostrato) avessero espresso parere favorevole, chi oggi riempie le piazze non si sarebbe opposto?
Se la risposta è che ci si sarebbe opposti comunque, la contraddizione costringe a ragionare sul fatto che la democrazia sia l’imposizione della maggioranza sulla minoranza, che impedisce e reprime l’autodeterminazione dei singoli individui. Ciò che sta accadendo non è un malfunzionamento della democrazia dovuto ad una qualche mela marcia o essere infimo, poiché questo modello di società non è mai stato né un esempio di virtù né di uguaglianza. La propaganda del regime democratico ha convinto la maggior parte delle persone che gli interessi di chi sta al potere siano votati a tutela delle libertà degli individui e che agiscono per gli interessi della collettività anche se la verità è tutt’altra. Ribadiamo con forza che una democrazia egalitaria non è mai esistita e che non potrà mai esistere, quindi, perché non lottare per la libertà nel suo senso più ampio?
Da tempo immemore viene inculcato che senza le leggi ci si ritroverebbe nell’anarchia, come se quest’ultima sia il peggior male che possa accadere ad una società: non sarà che demonizzare certi pensieri e certe pratiche serva a non far riscoprire il significato profondo di libertà? In fondo a dirlo sono gli stessi che attraverso la propaganda hanno manipolato le menti e introiettato valori, bisogni e stili di vita che portano benefici esclusivamente a chi le leggi le crea e le modifica in base ai propri interessi. Noi per riprendere in parte lo slogan dello striscione, restiamo dell’idea che disobbedire sia necessario, un disobbedire che inevitabilmente si scontra con le loro leggi e i loro modelli.

LA VERITA’ PUO’ TURBARE, MA RESTA SEMPRE VERITA’

LA VERITA’ PUO’ TURBARE, MA RESTA SEMPRE VERITA’

Nella notte tra l’uno e il due settembre siamo stati fermati in via Cavour e accusati di aver affisso dei manifesti senza il permesso. Alla questura la semplice sanzione amministrativa non bastava ed è per questo che ha voluto rincarare la dose denunciandoci per “pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico” (Art. 656 del codice penale).
Essere accusati di diffondere notizie false proprio da chi difende un sistema che da sempre mente, manipola e terrorizza la popolazione al fine di legittimare le più abiette pratiche politiche e repressive è quantomeno paradossale.
Ma cosa dicevano di falso questi manifesti?

Continua a leggere

IL CONTAGIO CHE TEMONO è QUELLO POLITICO – Testo del pieghevole contro il green-pass

“Tanto più una società si allontana dalla verità, più odierà quelli che la dicono” G.Orwell

Il distanziamento sociale sarà il nuovo principio organizzativo della società, la quale da parecchio tempo promuove ogni nuovo sviluppo in campo medico, tecnologico o energetico come portatore di innumerevoli benefici per l’intera società, negando il dibattito sui rischi e denigrando sia chi pone delle critiche sia chi si oppone. In passato è stato fatto riguardo il tema degli O.G.M., dell’energia nucleare, dei migranti, del neocolonialismo nel Sud del mondo e più recentemente per l’ingegneria genetica e per la rete 5g. Questo periodo se non altro dovrebbe far riflettere chi per una volta si è ritrovato nella condizione di essere l’emarginato, il denigrato – per non dire il folle – su come l’élite che sta al potere non si preoccupi minimamente di manipolare l’opinione pubblica schiacciando e reprimendo chi non si piega obbediente e remissivo al suo volere. Il distanziamento sociale ha come unico scopo l’impedimento dell’incontro fisico e del confronto reale tra le persone. Questo perché i rapporti non mediati da dispositivi tecnologici sono meno controllabili, a differenza di quelli virtuali che sono costantemente monitorati, indirizzati e magari censurati o bloccati. I social ci danno l’impressione di avere uno scambio continuo con un numero infinito di persone, ma in realtà siamo soli davanti ad uno schermo, immobili e passivi. 
Tenerci segregati in casa ad ascoltare i loro bollettini di guerra ha avuto un ruolo fondamentale per creare sia il consenso che la divisione tra le persone. Incontrarsi per conoscersi, confrontarsi per condividere analisi e riflessioni è il primo punto di partenza, è la scintilla che può accendere la voglia di rivalsa e chi sta al potere ne è consapevole ed è per questo che utilizza ogni stratagemma possibile per impedircelo. Il green pass oltre allo scopo intimidatorio di imposizione della più grande sperimentazione di massa della storia si pone come ulteriore strumento per impedire il contagio politico, l’unico vero contagio temuto da chi detiene il potere, nel tentativo di evitare la nascita di percorsi di lotta. Lo abbiamo visto in passato quando gruppi di rivoluzionari incarcerati venivano tenuti separati dai detenuti comuni, al fine di evitare che certi ideali prendessero piede, segno di quanto la diffusione di un pensiero sia temuta, in quanto mezzo potente in grado di ostacolare concretamente i loro progetti. Costruire percorsi di resistenza non sarà una passeggiata e non basterà trovarsi in piazza, ma questo è il primo e fondamentale passo, ed ogni cammino comincia con un passo. 

Continua a leggere