
Il 25 aprile è una data che rimanda immediatamente alla resistenza, quella fatta di uomini e donne che si misero in gioco anche a discapito della propria vita per la libertà. Combattenti che hanno continuato a lottare anche dopo la fine ufficiale del conflitto mondiale perché vedevano le stesse persone che governavano nel ventennio fascista e i loro accoliti riprendersi le posizioni di potere.
Oggi si sta barattando la propria libertà in cambio di una vita “in sicurezza”, ma quest’ultima si può considerare degna di essere vissuta? Come si possono accettare passivamente il coprifuoco, il vaccino (ovvero fare da soggetti per la più grande sperimentazione di massa della storia), l’installazione di antenne per la rete 5g con le loro conseguenze catastrofiche e irreversibili e permettere che qualcun altro decida quali siano le nostre necessità primarie?
Si sta accettando la digitalizzazione completa delle nostre vite, di non poter assistere i nostri affetti nelle loro ultime ore di vita, l’imposizione di relazioni unicamente mediate da protesi tecnologiche (smartphone, tablet, pc) e addirittura la sperimentazione dei nuovi vaccini sui bambini! In parole povere si sta permettendo l’imposizione di un controllo che penetrerà fin dentro i nostri corpi.
In cambio di cosa si stanno accettando tutte queste restrizioni e le prossime che arriveranno?
Davvero si crede che questa sia una situazione transitoria? Oppure ci si aggrappa a quest’idea perché altrimenti si dovrebbe guardare in faccia la realtà e affrontare la mostruosità che ci sta davanti?
Basta guardare la squadra messa al governo per farci un’idea del tipo di amministrazione da qui in avanti: una gestione di tipo militare con tecnici e scienziati che valuteranno chi e cosa sarà da salvare o condannare. I loro progetti spingono chiaramente per una completa digitalizzazione delle nostre vite, attraverso la transizione energetica, il passaporto e l’identità digitale, il 5G e con la campagna vaccinale in corso.
Queste restrizioni a cui siamo sottoposti da più di un anno ci stanno facendo assimilare atteggiamenti che resteranno parte integrante del nostro essere anche in futuro, perché quello che pochi comprendono è che queste nuove abitudini costituiscono il nuovo modello che ci stanno imponendo, in primis nelle nostre teste: un modello in cui ogni aspetto della nostra vita dovrà essere tracciato, tramite app, sensori, attraverso le vaccinazioni, il passaporto sanitario e l’identità digitale.
La campagna di terrore in atto spaventa a tal punto la popolazione da farle credere ciecamente ai mass media, ai loro esperti e alle loro menzogne, anche se dicono tutto e il contrario di tutto.
Vogliono convincerci che se tutto peggiora è colpa nostra e se invece le cose migliorano è merito delle restrizioni: ciò veicola un messaggio chiaro e ben preciso, ovvero che più restrizioni significano più sicurezza è se questa convinzione verrà assimilata difficilmente cambierà.
Il modo di stare al mondo e di relazionarci con esso viene modificato in base a delle direttive imposte dall’alto, anche se prive di senso logico. Sempre più persone stanno diventando sbirri di sé stesse e delatrici nei confronti degli altri supportando e difendendo l’idea che criminalizza l’incontro fisico (convinti che distanziarci socialmente sia un dovere e un “senso di responsabilità”), non capendo che questo atteggiamento impedisce il confronto e un’elaborazione adeguata della situazione, nonché il regolare svolgersi di rapporti sociali e affettivi, figurarsi poi la costruzione di un pensiero critico e di percorsi di lotta.
Immaginiamo se la paura dell’olio di ricino o della morte avessero impedito agli oppositori di Mussolini di incontrarsi e assembrarsi. Sarebbe stata possibile la resistenza? Gli incontri dei ribelli erano estremamente difficili da attuare rispetto ad ora e la posta in gioco poteva essere la loro stessa vita e quella dei loro cari. Oggi basta una multa per paralizzare le persone, sarà perché non si percepisce l’urgenza di intervenire e ci si illude che basti un vaccino imposto dall’alto per tornare alla normalità.
Spaventati e rinchiusi nelle proprie case si fatica ad accettare che qualcuno invece scelga di assumersi dei rischi perché ritiene che una vita da reclusi non sia una vita degna di questo nome, che ci sia gente che non ha intenzione di rinunciare all’indispensabile socialità nel reale e che preferisce il calore umano al freddo del silicio.
L’incapacità di affrontare la situazione si nota anche negli ambienti più radicali, per non parlare della sinistra extraparlamentare che di fatto sta spalleggiando questa transizione col suo rivendicare un vaccino senza brevetti e con la promozione di tamponi gratuiti. Campagne definite popolari, che di popolare non hanno proprio nulla, in cui gli organizzatori sono pronti a segnalare le persone positive ai tamponi alle varie ATS, o che chiedono la fine della didattica a distanza attraverso la vaccinazione obbligatoria dei docenti, e chissà cos’altro supporteranno in futuro.
Vogliamo ribadire che, al contrario di quello che la maggior parte delle persone vuole credere, non saranno gli stessi soggetti (Bigpharma, OMS, GAVI, e tutte le altre multinazionali) che ora come in passato devastano le terre e affamano, uccidono e usano come soggetti di sperimentazione un numero incalcolabile di persone a redimersi improvvisamente e agire negli interessi dell’umanità e del pianeta intero.
Col pretesto di una pandemia non così grave da essere incurabile, ma abbastanza diffusa per giustificare ogni sorta di restrizione, stiamo entrando in una dittatura peggiore di quelle di vecchio stampo, soprattutto perché non la si percepisce come tale.
Purtroppo è pensiero comune credere che ogni nuova manipolazione genetica, ogni nuovo ausilio tecnologico, ogni nuovo prodotto “green”, ogni nuova immissione di sostanze nei nostri corpi portino nuove opportunità invece di essere viste per quello che sono veramente, ovvero strumenti di controllo e di dominio. Si confida in un ritorno alla “vecchia normalità”, cosa che in realtà non accadrà, e per ottenere ciò si e disposti a farsi persino inoculare un vaccino che non si dovrebbe neanche chiamare tale, un vaccino dichiaratamente OGM, che mette a repentaglio la nostra salute se non nell’immediato (come tra l’altro è già accaduto) nel prossimo futuro.
Probabilmente non ci si rende conto della reale posta in gioco, ovvero che ci stiamo giocando davvero molto in termini di libertà individuali e collettive e che tutto questo avverrà in pochissimo tempo. Anni durissimi fatti di povertà, restrizioni, e repressione si stanno concretizzando innanzi a noi e dobbiamo avere il coraggio e la forza di affrontarli.Oggi come non mai è necessario essere puntuali nel costruire percorsi di lotta e di resistenza, noi ne sentiamo l’urgenza e la necessità, per questo vogliamo essere in piazza fisicamente per ribadire che se vorranno portare avanti i loro progetti troveranno qualcuno disposto a lottare per la libertà.