Sempre più persone si pongono dei dubbi in merito all’introduzione della rete 5G ed alle ripercussioni che avrà sulla salute; purtroppo ciò che troppo spesso manca è una critica che prenda in considerazione tutta una serie di problematiche di cruciale importanza. Il tema della salute è sicuramente importante, ma non è l’unico tassello del puzzle.
La rete 5G infatti sarà il supporto che renderà possibile l’avvento delle future smart city, avvento che l’emergenza coronavirus sta accelerando, creando attraverso la paura quell’accettazione sociale che fin poco tempo fa era ancora acerba.
Quello che vorremmo fare con questo scritto è andare ad analizzare come ciò che ci circonda cambierà drasticamente e con esso anche noi, il nostro modo di percepirci e di percepire la realtà.
La rete 5G renderà possibile l’internet delle cose (IOT), il che significa che ogni oggetto, ogni spazio e ogni corpo sarà in rete. Ciò che da anni viene progettato e costruito all’interno dei vari laboratori di ricerca mediante la rete 5G potrà funzionare, trasformando il mondo, noi compresi, in un qualcosa di completamente diverso da quello che era e che è stato fino ad oggi.
Già in questo periodo, anche senza uscire di casa, chiunque dovrebbe essersi fatto un’idea di ciò che è la direzione intrapresa dalla società, ovvero quella che comporta la completa digitalizzazione: lo smart working, la socialità mediata da piattaforme on-line, l’acquisizione (per ora volontaria) dei nostri dati sanitari e dei nostri spostamenti tramite applicazioni, oltre al controllo effettuato tramite i droni, ampiamente utilizzati per sorvegliare chi non rispetta le restrizioni.
Questo assaggio dovrebbe far riflettere anche chi fino a non molto tempo fa tacciava di complottismo chi già intravedeva questi scenari.
Ma facciamo un passo indietro: per poter funzionare a pieno regime la rete 5G necessiterà innanzitutto di milioni di nuove antenne, installate sui ripetitori già presenti nelle nostre città e non solo, anche camuffate nell’arredo urbano (panchine, tombini, lampioni..), oltre a milioni di sensori praticamente ovunque e a satelliti che voleranno a pochi chilometri dalla superficie terrestre, per poter coprire col segnale anche le zone rurali.
Già oggi abbiamo antenne dentro casa, basti pensare ai vari oggetti di uso comune connessi sia in rete che tra loro, e che comunicano in casa nostra. La domotica, ovvero la “casa intelligente” è già realtà, con apparecchi come Alexa di Amazon, uno strumento a comando vocale che tramite un software in grado di decifrare la voce umana può far ricerche in rete, gestire i vari ambienti ed oggetti in casa, può accendere o spegnere le luci, aprire e chiudere tapparelle, ma le possibilità sono potenzialmente infinite, dato che vengono creati in continuazione nuovi oggetti che sono in grado di funzionare attraverso un sistema di controllo come quello appena citato.
Questa citazione, seppur scritta anni fa, riesce forse a rendere meglio l’idea:
“Ritornate a casa la sera, la vostra abitazione intelligente vi riconosce e regola automaticamente l’illuminazione, la temperatura, il tappeto sonoro. Tutti i vostri oggetti chiacchierano tra loro. “che c’è di nuovo?” chiede il vostro computer al vostro telefono portatile, alla vostra macchina fotografica, al vostro mp3 e allora tutti i vostri oggetti nomadi intelligenti gli comunicano i dati della giornata. Il vostro frigo intelligente, lui nota che state mangiando l’ultimo yogurt e subito ne ordina di nuovi in internet. Vi propone le ricette che è possibile realizzare con le vostre provviste. I vostri figli sono rientrati, ma voi lo sapete già grazie al messaggio ricevuto sul vostro cellulare, quando sono state scansionate le loro cartelle arrivando a casa. Sono occupati con il loro coniglio elettronico che gli legge un libro intelligente, scansionato anch’esso tramite il suo microchip RFID.
Un colpo d’occhio ad uno dei vostri schermi vi rassicura sulla vostra vecchia madre che vive da sola: i sensori del suo habitat intelligente in sicurezza non segnalano nulla di anormale, la sua pressione arteriosa è stabile e ha preso le sue medicine, non ha bisogno di aiuto. In breve, la vostra vita, anche senza di voi, funziona al meglio. E’ talmente più pratico”.
Parlare di pianeta intelligente, smart city ed internet delle cose, è parlare di un mondo dove il potere è in grado di analizzare, misurare ed intervenire in tempo reale su tutto il vivente e non solo, è parlare di una realtà dove l’umano è piegato e completamente dipendente dalla tecnologia, dove la fusione tra i nostri corpi e le macchine renderà impossibile e impensabile qualsiasi forma di autonomia, dove ci rapporteremo tra noi, con tutto il vivente e con la realtà che ci circonda attraverso un’infinità di protesi tecnologiche, dove saremo noi stessi ibridi e dove l’intelligenza naturale si fonderà con quella artificiale.
In un mondo che cambia e che per poter essere vissuto necessita sempre più di ausili tecnologici non è più possibile parlare di libera scelta, ma di costrizione mascherata da libero arbitrio. Un esempio più che concreto, è lo smartphone, che è diventato praticamente una protesi del nostro corpo: ad oggi non è più pensabile che qualcuno non ne possieda uno e tutto funziona, dalle pratiche burocratiche alle relazioni, e persino il lavoro basandosi su questo dato di fatto.
Questo periodo lo ha messo in luce ancora più chiaramente, poiché chi non possiede internet o una connessione stabile si trova molto svantaggiato: se non sei in grado di passare allo smart working sei fuori gioco, così come gli studenti che non posseggono un computer non possono seguire le lezioni.
Il mondo ormai non è più concepito per umani senza smartphone, come non è concepito per persone non normodotate.
Le smart city con le loro telecamere a riconoscimento facciale, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e veicoli dotati di guida autonoma saranno la nuova realtà; dove noi stessi saremo fonte di informazioni che verranno gestite da grandi multinazionali per le loro ricerche di mercato, ma non solo: l’algoritmo che ne deriverà sarà in grado di modificare la nostra percezione del mondo, influenzando le nostre scelte e non basterà disconnettersi per starne al di fuori, perché in questo progetto non è previsto uno spazio che non stia all’interno di questa nuova realtà. I nostri corpi saranno in rete anche senza avere un apparecchio connesso in tasca o senza sensori addosso.
Già oggi non controlliamo niente, né quello che mangiamo né l’acqua che beviamo, preferiamo delegare ogni decisione a degli specialisti e in un futuro ipertecnologico che controllo potremmo mai avere su tutto ciò che ci circonda e sulle nostre vite? Inoltre va anche considerato che i problemi potrebbero non essere più risolvibili dalle capacità umane, ma solo tramite altri apparati tecnologici, rafforzando la nostra dipendenza da quest’ultimi.
“Nel momento in cui la società ed i problemi da affrontare diventano sempre più complessi, e le macchine sempre più intelligenti, si permetterà loro di prendere sempre più decisioni, semplicemente perché le decisioni prese dalle macchine porteranno a risultati migliori rispetto a quelle prese dagli uomini. Alla fine potrebbe essere raggiunta una fase in cui le decisioni necessarie per mantenere funzionante il sistema diverranno così complesse che gli esseri umani saranno incapaci di prenderle intelligentemente. In questa fase le macchine avranno il controllo effettivo. La gente non sarà in grado di spegnere le macchine, perché sarà così dipendente da esse che una simile mossa equivarrebbe al suicidio.”
Naturalmente la smart city viene spacciata come una soluzione eco-sostenibile, anzi come una soluzione alla catastrofe ambientale, catastrofe creata sempre dagli stessi che ora vogliono continuare a distruggere e a colonizzare l’intero pianeta e tutti gli esseri viventi che lo abitano, per espandere sempre più il loro potere e guadagnare ancora più denaro.
La città di Songdo in Corea ce lo mostra concretamente, questa smart city costruita in tempi da record a 65 chilometri da Seoul, è la smart city perfetta. Dove non esistono camion della spazzatura, perché i rifiuti vengono risucchiati da tubi pneumatici installati nelle case e trasferiti in pochi secondi a un impianto di smistamento, in cui sono riciclati o trasformati in energia. Dove le strade, i sistemi elettrici e perfino le condutture dell’acqua sono corredati da sensori elettronici in grado di monitorare in tempo reale spostamenti e consumi degli abitanti. Una sorta di Panopticon postmoderno in cui l’accesso e la climatizzazione degli edifici, tutti cablati in fibra ottica, vengono regolati ventiquattr’ore su ventiquattro attraverso un unico centro di controllo. E dove ogni palazzo dista al massimo dodici minuti a piedi da una fermata di bus, per limitare l’uso delle automobili.
Non dobbiamo dimenticare inoltre che come per la maggior parte delle tecnologie anche questa nasce e si sviluppa in ambito militare, infatti armi progettate per la guerra chiamate Active Denial System, utilizzano le microonde anche attraverso delle specie di antenne paraboliche montate su veicoli che, emettendo fasci di queste onde, provocano una sensazione di calore insopportabile già dopo un’esposizione della durata di qualche secondo, impedendo così a chi ne è colpito di avanzare. Le onde millimetriche sono utilizzate anche dai ben più famosi radar per permettere la localizzazione del nemico, o forse è meglio dire di chiunque.
Se l’ambito militare ha dato i natali alle onde utilizzate per la rete 5G, questo tipo di rete permetterà agli strumenti bellici di potenziarsi e di entrare totalmente nel mondo smart, per esempio tramite la costruzione di basi militari intelligenti, l’equipaggiamento dei soldati con smartwatch e un’ infinità di altri dispositivi indossabili (che permetteranno, oltre al monitoraggio continuo dei parametri vitali e della relativa posizione geografica, di migliorarne le prestazioni) e infine attraverso l’utilizzo di nuove armi ipersoniche, di droni e velivoli a pilotaggio remoto (Unmanned Aerial Vehicles), quest’ultimi già in funzione in fase embrionale.
Per quanto riguarda i dispositivi indossabili, sempre con il pretesto di tener sotto controllo l’epidemia, si inizia già a parlare di tecnologici braccialetti biometrici in grado di controllare parametri vitali e cambiamenti d’umore.
Vorremmo spendere anche due parole riguardo quella che viene chiamata l’industria 4.0, fatta di macchine in grado di funzionare in completa autonomia, in grado di migliorarsi e di auto-ripararsi, dove l’essere umano è sempre più subordinato ad esse, come nei magazzini di Amazon, dove i ritmi del lavoro vengono decisi e gestiti da un software e a chi non tiene il passo viene mostrata la porta d’uscita. Nelle fabbriche, potrebbero avvenire le prime applicazioni riguardanti la guida autonoma, essendo la fabbrica o il magazzino uno spazio molto più piccolo rispetto ad una città e di conseguenza dove l’installazione di sensori e la gestione dei movimenti da parte di un sistema operativo è sicuramente più semplice, senza contare che questo passaggio sicuramente abbatterebbe i costi dovuti all’avere del personale. In un ambiente dove si è subordinati ad una macchina, dove un software deciderà se il nostro rendimento è all’altezza o meno degli standard previsti, che spazio di discussione potrà esserci?
In un mondo del genere l’essere umano può essere solo un consumatore, un fruitore di dati, detto in altro modo un componente del tecno-mondo che deve stare al passo delle macchine se vuole sopravvivere. Anzi, deve migliorarsi fondendosi con esse ed evolvere in una nuova specie che sia un ibrido tra umano e macchina: trattasi del sogno transumanista, che vede il limite biologico dei nostri corpi come un problema da risolvere, come un qualcosa che va superato, naturalmente attraverso modificazioni di vario genere, dagli arti robotici ai chip sottocutanei, alle manipolazioni genetiche, che ci vorrebbe trasformare in un qualcosa che non ha niente a che vedere con quello che siamo oggi, e chi non abbraccerà questo pensiero e sceglierà di non fondersi, ammesso che sarà ancora possibile, probabilmente sarà considerato alla stregua di una sottospecie umana inferiore, la cui considerazione e il cui trattamento non saranno molto diversi da quelli riservati agli animali non umani al giorno d’oggi.
Questo potere sarà invasivo e penetrante anche se la maggior parte delle persone non lo percepirà affatto come tale, questo anche grazie alla propaganda che promuove l’avvento di questa rete in chiave positiva, mostrandoci come con la rete 5G siano possibili operazioni chirurgiche a distanza, e di come la sua possibilità di trasmettere un maggior numero di dati in un tempo infinitamente più veloce sia la soluzione a questa pandemia (nel tentativo anche di distrarci dalle responsabilità di chi ha contribuito a distruggere la sanità pubblica a vantaggio di quella privata, con tutta una serie di problematiche che questa situazione ha messo in evidenza, il caso della Lombardia ne è un ottimo esempio), oppure offrendoci la possibilità di incontrarci con persone che stanno fisicamente dall’altra parte del mondo in un luogo virtuale attraverso visori per la realtà aumentata.
Di conseguenza saranno poche le persone che si opporranno a questo cosiddetto progresso tecnologico, e per questi già ci sono sistemi in grado di prevenire e gestire eventuali sommosse: si passa dal controllo di assembramenti sospetti che faranno suonare un allarme ai muri cittadini anti-scritte e anti-arrampicamento grazie a speciali vernici nanotecnologiche, oppure tramite arredi urbani inutilizzabili per la guerriglia e a barriere semovibili attivate a distanza. In questi ultimi tempi, con la scusa di monitorare gli spostamenti e prevenire assembramenti che mettono in pericolo la salute pubblica, abbiamo visto un gran numero di droni volare sopra le nostre teste, quello che non tutti riescono a cogliere è che la situazione non verrà ridimensionata dopo la fine dell’emergenza, bensì entrerà a far parte costante delle nostre giornate.
Parlando di lotta in opposizione alla costruzione del mondo-macchina si può citare quella in Francia contro i contatori intelligenti Linky. Sono contatori che non solo servono a misurare l’energia che consumiamo, sono in grado di raccogliere costantemente informazioni su di noi e sulle nostre abitudini, analizzando nel quotidiano tutto ciò che facciamo. All’inizio le persone hanno creato dei comitati per opporsi al cambio del vecchio contatore con quello nuovo, hanno raccolto firme, fatto presidi e proceduto per vie legali distribuendo un foglio con scritto come fare richiesta per non farseli installare. Quando poi i tecnici hanno cominciato ad arrivare per l’installazione forzata, molte persone si sono organizzate per opporsi fisicamente. Questa situazione ha fatto si che in molti casi i contatori venissero sostituiti approfittando dell’assenza degli abitanti, forzando gli ingressi degli appartamenti. In risposta c’è anche chi ha deciso di sabotare il funzionamento di questi contatori, distruggendo i ricevitori dei loro segnali che sono installati sui pali. Questo ha permesso in alcuni casi di riottenere il vecchio contatore.
Ribadiamo che la rete 5G, la smart city, il pianeta intelligente verrà imposto, magari trasformando quello che ora chiamano stato d’emergenza in “nuova normalità”, dove approfittando della debolezza e della paura delle persone si potrà avere una più completa accettazione sia per quanto riguarderà le trasformazioni di cui abbiamo parlato prima, sia per ciò che riguarderà le future restrizioni.
Sta a noi comprendere questi passaggi, creare momenti di approfondimento e una strategia che sia in grado d’intervenire ora che siamo nella fase iniziale di questi progetti.
Maggio 2020